Sono volontaria per il 143 circa da 12 anni. Mi sono avvicinata spinta dal desiderio di fare qualcosa di utile per la società!
Ho seguito una formazione, che è poi quella di tutti i turnisti, con basi di psciologia. E' utile per capire l'altro, ma anche sé stessi. Ho ricevuto in tutti questi anni circa un migliaio di chiamate! Anche con le chiamate aggressive bisogna imparare a non cedere all'impulso di rispondere per le rime!
La solitudine è aumentata molto nella società ticinese. E con essa, forse di conseguenza, i problemi psicologici o addirittura psichici. Naturalmente la pandemia prima, e una guerra ora, hanno contribuito ad aumentare queste sofferenze.
Le storie che colpiscono di più sono quelle che ci mettono nella condizione di dover chiamare un soccorso. Quindi suicidi, violenze domestiche o vicende che vedono protagonisti dei giovani.
Le parole sono fondamentali e, soprattutto, devono essere poche. E' l'ascolto che conta in questi casi. E' l'altro che parla. Le parole devono confermare che stiamo attenti, che capiamo il dolore e la preoccupazione di chi chiama, ma soprattutto che non stiamo minimizzando o giudicando.
Ci vedono un pò come eroi dei fumetti, salvatori senza un volto ed è un'immagine che fa sorridere e mi inorgoglisce. Più che salvare, noi cerchiamo di aiutare. L'anonimato è fondamentale perché permette a chi chiama di trovare una libertà di espressione che aiuta ad aprirsi completamente, magari proprio perché ha davanti una persona che non conosce e che non sa chi è che parla.
N. volontaria Telefono amico 143